Tecniche usate in prevalenza: tempera acrilica, china, acquerello, pastello ma preferibilmente olio.
Lavori eseguiti con passione artigiana, che quasi si prestano a una lettura grafologica. In tutte le opere, e fra tutte le tecniche, c'è unità stilistica.
Tuttavia i lavori ad olio hanno una connotazione particolare: le figure, le forme, realizzate prevalentemente a macchia uniforme, sono sfumate nei contorni; di rado il contrasto tra le cromie è realizzato con tagli netti. Sicché il senso di fusione tra soggetto e sfondo, tra i colori dei primi piani e i colori dei secondi piani, dei piani lontani, sembra realizzarsi in tutta la materia illusionisticamente rappresentata.
Pur tuttavia lo stacco tra figura e sfondo è percepibile, perché i colori sono vivi sui soggetti e tonali, talora spenti, nelle lontananze.
I volumi in primo piano, in genere, sono evidenziati da una luce laterale molto forte, che accentua il risalto plastico.
A questa luce laterale si aggiungono fasci di luce provenienti da altre e indefinibili sorgenti luminose, che, insieme all'uso di varie trasparenze, danno un alone di mistero alle composizioni.
Le forme sono quasi sempre deformate, presentano un contorno sinuoso, e una linea marcata di nero nelle parti in ombra, che ne ribadisce l'evidenza, la plasticità. La deformazione non ha solo un significato, palese o nascosto, di drammaticità, ma anche di sensualità «una mano carezzevole, che troppo prema sulle carni, pure muta le linee della bellezza; così sembra muoversi il pennello».
Le composizioni talvolta hanno un equilibrio classico, al massimo grado, con pesi al centro o equamente distribuiti, che creano delle simmetrie o dei ritmi di vario grado; tal altra presentano un equilibrio non al massimo grado, con i pesi in primo piano spostati su di un lato del campo visivo, per dare respiro più profondo e chiaro alla prospettiva aerea.
Le funzioni espressiva ed immaginativa hanno la stessa importanza di quella estetica.
Gli arcobaleni degli ultimi dipinti, oltre all'implicito connotato cromatico e luministico, rimarcano, simbologicamente, il segno di riconciliazione tra Dio e l'uomo.
«Ho dipinto due o tre quadri astratti, ma nessun pittore è più astrattista di me nella combinazione delle cromie e nella loro stesura sulle superfici (quasi mai piatte); ho disegnato relativamente poco, ma pochi pittori sono più calligrafici di me: nessuno è dolorosamente musicale quanto me nella definizione mossa dei contorni. Ho dipinto appena qualche nudo, ma solo qualche pittore è altrettanto sensuale quanto me nelle forme tornite, avvolte da luci radenti. La macchina fotografica non riesce a riprendere con fedeltà le mie opere».
Ugo Bortolin Jbare